persóna s. f. – Individuo della specie umana, senza distinzione di
sesso, età, condizione sociale e sim., considerato sia come elemento a sé
stante, sia come facente parte di un gruppo o di una collettività.
Questa è la definizione della Treccani per la
parola persona, ma siamo tutti d’accordo? E se ci fossero persone che però non
sono individui della specie umana? Ecco, oggi vi racconterò delle persone non
umane che popolano il cosmo degli Ojibwe. In realtà popolano il cosmo di
moltissime popolazioni native Americane, ma io ho appena letto un libro su di
loro, quindi boh, soprattutto loro.
Gli Ojibwe vivono sparpagliati in un’area
vastissima del nord America, ma il gruppo particolare di cui vi parlo vive
sull'isola Manitoulin, sul lago Huron, in Canada. La cosa interessantissima è
che la loro isola si trova al centro di una battaglia che va avanti dall'inizio
dei tempi, fra gli uccelli del tuono (animikeek),
che potete immaginare come grosse aquile, e i mostri acquatici (mishebeshu) che possono essere felini acquatici
che ricordano vagamente Godzilla o serpenti cornuti.
Gli uccelli del tuono sono fondamentalmente
buoni: dei nonni, che hanno fatto un patto con gli umani e da allora li
proteggono, che visitano in sogno e donano poteri a chi li vede in una visione.
Basta mostrare rispetto per essere loro amici: quando arriva una tempesta fate
un’offerta di tabacco verso i quattro punti cardinali, e queste persone
passeranno sopra la vostra testa senza farvi alcun male, anzi, potrebbero
visitarvi in sogno e farvi un regalo.
I mishebeshu sono un'altra storia: infidi,
imprevedibili e con un gusto particolare per la carne umana. Anche loro possono
donare potere, ma il prezzo è sempre alto e le conseguenze imprevedibili. In
genere gli ojibwe non chiedono altro che essere lasciati in pace da queste
entità, mentre agli uccelli del tuono chiedono protezione e favori. Per
diventare sciamani potenti chiedere ai Mishebeshu è la strada più veloce, ma
preparatevi a regalare il vostro figlio primogenito.
Per essere precisi la vera differenza non è
sull'asse buono – cattivo, ma più su quello ordine – caos: i mishebeshu portano
caos, gli animikeek portano equilibrio eliminando il caos fino a un certo
punto, perché un po' di caos serve per tenere le cose equilibrate. Nessuno dei
due infatti può vivere senza l'altro: i mostri acquatici non avrebbero acqua in
cui vivere se gli uccelli del tuono non portassero la pioggia, e gli uccelli
del tuono morirebbero di inedia se non avessero i mishebeshu di cui nutrirsi. Il grande cerchio della vita *parte la colonna sonora del re leone*
Quindi per gli Ojibwe le tempeste sono uno
scontro fra persone non umane, dotate di poteri, di motivazioni, e di capacità
di agency (che è un modo fancy che usiamo noi scienziati sociali per dire "libero arbitrio"). Questo vuol dire che gli Ojibwe sono campagnoli ignoranti
che non hanno nessuna nozione di scienze naturali e non sanno quali sono
veramente le cause di una tempesta? O che non sanno che le tempeste avvengono
in tutto il mondo, anche in assenza di serpenti cornuti e aquile tuonanti?
No certo, ovvio che lo sanno, vanno a scuola
come tutti, studiano scienze, vanno all'università, rimpiangono di essersi
iscritti all'università e si laureano solo grazie a wikipedia, come tutti noi.
Ma questo non toglie che esperiscono le tempeste in un modo diverso da quello
in cui le esperiamo noi. Nelle tempeste vedono delle persone e la loro volontà
di fare macello. Le due cose si sovrappongono senza per forza escludersi a
vicenda, perché il principio di non contraddizione non è una verità universale,
è una cosa che arriva dall'antica Grecia e che ha irrimediabilmente ristretto i
nostri orizzonti.
La cosa interessante è che non hanno
antropomorfizzato un fenomeno naturale, come facevano i pittori neoclassici
quando dipingevano Madre Natura o la Primavera, ma hanno allargato la categoria
di persona a comprendere anche non umani. Questo si vede anche nella loro
grammatica. Hallowell (che è uno studioso un sacco snobbato e un sacco
interessante) ha cercato di imparare la lingua e ha scoperto che, come noi
abbiamo maschile e femminile, gli Ojibwe hanno la categoria grammaticale di animato e
inanimato. E fin qui sticazzi, ce l'ha pure il giapponese: tutto quello che è
vivo è animato, gli oggetti e i sassi sono inanimati.
Solo che no!
I sassi sono animati.
Dal momento che le pietre sono grammaticalmente animate,
una volta ho chiesto a un uomo anziano: «Tutte le pietre che vediamo sono
animate?» Dopo aver riflettuto un po' rispose: «No! Ma alcune lo sono.» […] gli
Ojibwa non sono animisti nel senso che dogmaticamente attribuiscono un'anima
agli oggetti inanimati come le pietre. […] Non c'è una formulazione cosciente
di un'ipotesi sulla natura delle pietre. Lascia aperta una porta che la nostra
tendenza al dogmatismo tiene ermeticamente chiusa. Mentre noi non ci
aspetteremmo mai di vere una pietra manifestare proprietà animate in nessuna
circostanza, gli Ojibwa riconoscono, a priori, potenzialità di animazione in
certe classi di oggetti sotto alcune circostanze. Non percepiscono le pietre,
in generale, come animate, più di quanto lo facciamo noi. La prova cruciale è
l'esperienza.
(Testo di Hallowell, tradotto malissimo
dall'inglese da me).
In parole povere il fatto che la maggior parte
dei sassi non siano animati, non esclude il fatto che alcuni possano esserlo,
come le pietre del tuono – che non servono a far evolvere pikachu, servono a
proteggersi dai fulmini e a guarire dalle malattie – o alcune pietre sacre
presso cui si va a cercare visioni. Ecco, quelle sono persone.
Sapete cos'altro è animato? I miti.
I miti sono persone, e raccontarli significa evocarli, quindi non si fa mai alla leggera. Soprattutto i miti che raccontano di Mishebeshu potevano essere raccontati solo in inverno, quando il mostro era intrappolato sotto il ghiaccio. Adesso questa regola è un po' caduta e i miti si raccontano anche in estate, ma il nome di mishebeshu non viene pronunciato perché boh, non si sa mai che ti sente e ti appare lì in tutta la sua cornuta potenza. Tipo Voldemort.
I miti sono persone, e raccontarli significa evocarli, quindi non si fa mai alla leggera. Soprattutto i miti che raccontano di Mishebeshu potevano essere raccontati solo in inverno, quando il mostro era intrappolato sotto il ghiaccio. Adesso questa regola è un po' caduta e i miti si raccontano anche in estate, ma il nome di mishebeshu non viene pronunciato perché boh, non si sa mai che ti sente e ti appare lì in tutta la sua cornuta potenza. Tipo Voldemort.
Ora che abbiamo allargato la nostra categoria
di persone potremmo chiederci: cosa distingue chi è umano da chi non lo è?
Lasciamo i nostri amici Ojibwe e parliamo di
Descola. Grande filosofo, uomo intelligentissimo, teorie che sono un casino da capire
(e infatti non sono sicura di averle capite), ma proviamo a semplificarle così.
Ci sono quattro possibili sistemi ontologici,
che sono modi di intendere la realtà.
In pratica nel totemismo c'è continuità sia
dentro che fuori fra umano e animale, ed è una cosa che si trova fra gli
aborigeni australiani, in cui un clan si identifica con un certo animale e
sostiene di avere caratteristiche in comune con lui, sia fisicamente che
interiormente. Quell'animale è fra i loro antenati e sono praticamente la stessa
cosa (poi è buffo che totem sia una parola indiana, per la precisione
algonchina, ma il significato che ha assunto si applica solo in Australia).
Per il naturalismo (che saremmo noi) c'è una
certa continuità biologica fra uomini e animali, ma una differenza
nell'interiorità. Noi siamo animali quanto cani e gatti, ma siamo diversi
perché abbiamo un'anima/una psiche/la capacità di distinguere bene e male, non
so, mettetela come volete.
L'animismo è esattamente l'opposto: dentro
siamo uguali, quello che cambia è l'aspetto esteriore. Infatti indossando una
maschera uno sciamano può trasformarsi in un animale o in un essere non umano,
e assumere il suo punto di vista. Perché tanto dentro siamo uguali, quindi se
io mi vesto come te, divento te. Per farla semplice.
Questa teoria è stata poi sviluppata da
Viveiros De Castro in una cosa che si chiama prospettivismo: tu vedi l'orso
come un orso perché sei umano, ma se potessi vestire i panni di un orso, l'orso
sarebbe un umano per te, e gli umani sarebbero qualche altra specie animale. E
dico orso perché potete pensare a Koda fratello orso: lui vede gli orsi come
bestie feroci, finché non diventa un orso lui stesso, e assumendo la loro
prospettiva capisce il loro linguaggio, la loro società, diventa uno di loro.
Quindi ogni animale ha una sua società, un
suo linguaggio, dei rituali eccetera, e voi non lo potete vedere perché siete
umani. Ma se riuscite a trasformarvi potete assumere la prospettiva di un
animale e imparare un sacco di cose da loro, perché quasi sempre sanno cose che
gli umani ignorano.
E per ricollegarci agli uccelli del tuono, se
normalmente sono visibili solo attraverso i loro effetti (ovvero la tempesta),
potrebbero apparirvi in sogno e portarvi a casa loro. Compiendo un viaggio
sciamanico e visitandoli nel loro mondo vedreste che hanno una società come
quella umana, divisi in famiglie, con gli anziani che insegnano ai pulcini come
lanciare tuoni per cacciare i mostri acquatici, potreste addirittura sposare un
uccello del tuono e diventare uno di loro.
Quindi animali, uccelli del tuono, serpenti
acquatici: tutti sono persone se visti dalla giusta prospettiva, non solo gli
esseri umani.
Che ne pensate? È un gran casino? Vi sembra
un delirio? Vivremmo meglio se allargassimo il nostro concetto di persona, fino
a comprendere animali, sassi, fenomeni naturali, magari persino il pianeta? O vi
sembra solo superstizione?
Tenete conto che la mia spiegazione è un
riassunto di un riassunto alla decima. Il corrispettivo antropologico dell'omeopatia.
L'interpretazione di un'interpretazione di un'interpretazione riassunta. Per
farla breve, se volete approfondire, vi consiglio libri scritti da persone
molto molto più capaci di me:
- Theresa S. Smith., The Island of the Anishnaabeg: Thunderers and Water Monster in the Traditional Ojibwe Life-World
- Eduardo Kohn, How Forest Think. Toward an Anthropology Beyond the Human
Questi libri sono in inglese, ma se ve la sentite vale davvero la pena leggerli.
E con questo ho finito, anche oggi vincete una caramella!
<3 Ci vediamo fra un mese
Purin
Scusa, ma quindi il totemismo rientra/è identificabile con lo sciamanesimo? E direi anche un po' il prospettivismo. Oppure sbaglio?
RispondiEliminaComunque è tutto interessantissimo! Se trovo il coraggio, leggerò i libri xD
Dipende cosa si intende per sciamanesimo! È un termine un po' generico. Direi che centra più col prospettivismo che col totemismo. Però sono tutte categorie create da fuori e sono tutt'altro che precise.
EliminaSe hai pazienza recupero gli appunti e ti rispondo meglio, avevamo parlato di sciamanesimo a lezione ma non ricordo quando 😆