Dove trovate tutto il Cavaliere: Il Cavaliere dell'Apocalisse mi ha sedotto
Da dove partire: Prologo
Lo scorso episodio: Voglio essere una cipolla
Nelle puntate precedenti
Ezio capisce che c'è qualcosa che non va nei suoi occhi, così decide di chiedere ad Ambrosia di dargli una dettagliata e poetica descrizione di Prasio. Non del tutto convinto chiede una concisa e veritiera descrizione del nuovo arrivato a Filippo. Capisce che forse ha le allucinazioni.
Mi trovavo nella sala da tè che
preferivo di più in tutto il paese: “La teiera di Alice”. Un
nome che ricordava Alice
nel paese delle meraviglie
di Carroll, per questo mi piaceva: le ragazze che lo gestivano
leggevano e si vedeva. Era una sala invasa di libri, si potevano
anche comprare, ma io ogni tanto ne infilavo uno nella borsa e quando
lo finivo lo riportavo indietro senza che nessuno se ne sia mai
accorto. So che è una cosa che non si potrebbe fare, ma è più
forte di me, tanto io i libri li tratto sempre con cura quindi
nessuno ha mai notato che erano già stati letti. Ogni tanto lasciavo anche
un messaggio all'interno delle pagine, una piccola nota su un
personaggio, oppure sottolineavo un passaggio che mi era piaciuto
molto. In uno ho pure tirato una riga ad un paragrafo e inserito una
pagina in cui lo riscrivevo perché era veramente indecente. Nessuno
però l'ha mai apprezzato perché tornavano sempre indietro e il bar
era costretto a riprenderli e cambiarli. Da allora controllavano i
libri prima di venderli. Mi dispiaceva molto perché non facevo nulla
di male e lo facevo comunque a matita, quindi potevano sempre
cancellare tutto! Oltre ai libri avevano una vasta scelta di tè,
tisane, cioccolate, torte e biscotti. Quel giorno presi un tè nero
alle spezie e una fetta di torta al caramello. Tirai fuori il mio
quaderno con la copertina che ricordava un vecchio libro e ripresi a
scrivere il mio romanzo. Molte persone preferiscono scrivere al
computer, ma io adoro il profumo dell'inchiostro sulla carta, il
mignolo che a fine giornata si macchia di nero e i crampi alle dita.
Mi fa sentire bene.
Ero talmente concentrata da non
notare che qualcuno si era seduto al mio tavolo; solo quando mise un
dito vicino alla punta della mia penna alzai gli occhi. Persi un battito, Prasio
era seduto di fronte a me e mi sorrideva! Sentii il sangue
raggiungere le mie gote e miagolai un timido “Ciao”. Lui rispose
con un caldo e dolce “Ciao”, poi la cameriera venne a prendere il
suo ordine e disse: «Prendo quello che ha preso lei» avrei voluto
nascondermi. Perché non avevo preso qualcosa di più sofisticato
come un Earl Grey o un té ai frutti di bosco? Perché non avevo
preso una fetta di crostata al cioccolato? Che vergogna!
«Vieni spesso qui?» mi chiese
mentre la cameriera gli portava tè e torta. Annuii e mi misi a
giocare con una ciocca del miei capelli.
«È un bel posto, accogliente»
annuii di nuovo. Non potevo continuare ad annuire tutto il
pomeriggio, così decisi di fargli io una domanda: «Ti trovi bene
qui a Badòla¹?»
Questa volta fu lui ad annuire.
«Non è male, forse un po' fredda, sono abituato ad altre
temperature» Forse era del Sud Italia, non potevo dirlo ad Anna, avrebbe iniziato a chiamarlo “il terrone biondo” e non potevo
sopportarlo.
«Da dove vieni?» gli chiesi.
«Da un paesino giù, niente di
eccezionale, credimi. Cosa stai scrivendo?» Oh no. Mi ero
dimenticata di avere il quaderno aperto, che stupida! Lo chiusi
subito e arrossii imbarazzata.
«Niente di speciale. Una
storia. Una cosa sciocca, davvero.»
«Non penso sia sciocca, eri
tutta concentrata a scrivere.» sorrise di nuovo. Sono sicura che
farebbe arrossire tutti gli angeli con un sorriso. Sembrava che il
sole gli desse la sua benedizione ogni volta che gli angoli della sua
bocca si alzavano. Mi morsi il labbro per i miei pensieri, non volevo
che trapelassero dal mio sguardo.
«Senti, tu e Petronio siete
amici da tanto tempo?» come mai mi chiedeva di Pet?
«Da quando siamo bambini,
perché?»
«Mi sa che non gli sono
simpatico, ogni volta che mi vede urla e scappa.» Pet sei uno
sciagurato schifoso! Come puoi far provare emozioni negative ad una
divinità del genere? Come ti permetti?!
«Ma no, stai tranquillo. È
solo... un po' stanco ultimamente. Sai ha una sorella più piccola
che è una peste e i suoi genitori non la sanno educare come si
deve.» tentai di rassicurarlo. Non volevo che si sentisse in colpa
per certe cose.
«Ti va di parargli? Mi
piacerebbe essere suo amico, mi sembra simpatico» ma certo! Se lui
diventava amico di Petronio io avrei potuto passare molto più tempo
con Riccioli d'oro splendente! Annuii decisa e lui mi regalò il più
bello dei sorrisi. Finimmo di mangiare parlando di compiti, libri e serial killer (scoprii che ne eravamo affascinati tutti e due). Ormai
avevo una missione: far diventare Petronio e Prasio migliori amici,
anche a costo di obbligare Petronio.
Si fece tardi e io non potevo
trattenermi oltre. Prasio insisté per pagarmi la merenda e mi
accompagnò fino a casa, stranamente conosceva già la strada, ma non
me ne preoccupai. Quando arrivammo alla porta mi porse le chiavi.
Strano, ero sicura di averle nella borsa. Dovette capire le mie
perplessità dal mio volto e si spiegò subito: «Ti erano cadute in
negozio. Ci vediamo» sorrisi ed entrai in casa.
Volai in camera mia e mi misi ad
abbracciare il cuscino come una scema. Mi aveva pagato la merenda e
riaccompagnato a casa, forse un po' gli interessavo. Andai verso la
finestra e guardai fuori, lui era ancora lì, seduto su un ramo
dell'albero di fronte a casa mia. Che caro! Sapeva che non c'era
nessuno a casa ed era rimasto fuori a controllare che nulla mi
succedesse. Non aveva nemmeno chiesto di entrare perché sapeva
quanto fosse sconveniente che due ragazzi rimanessero soli a casa.
Che gentiluomo! Ad ogni pensiero il mio cuore ballava di gioia e
decisi che ero abbastanza ispirata per continuare a scrivere. Così
presi il mio quaderno e lo marchiai con parole d'inchiostro a formare
frasi lanciate dall'ispirazione. Quando mia madre tornò a casa avevo
quasi finito il quaderno.
Mi avvicinai di nuovo alla
finestra, Prasio era andato via. Sul mio davanzale c'era un
crisantemo con una nastro nero legato al gambo. Non sapevo da dove
venisse, ma decisi di metterlo in un vaso. Notai che la finestra di
Petronio invece aveva una scritta rossa. Chissà cosa stava
combinando quel ragazzo! Decisi di andare a vedere.
Quando bussai alla porta dei miei vicini venne ad aprirmi la madre di Pet.
«Ciao Ambrosia. Se cerchi Ezio
ora non è un buon momento: è un po' scosso.»
«Come mai?» le chiesi un po'
preoccupata. Forse aveva capito di essere stato un po' freddo con
Prasio e si sentiva in colpa. O forse aveva finalmente capito di non
poter diventare un Assassino Crudo.
«Ha trovato una scritta sul
vetro di camera sua e non vuole più entrarci. Credo che domani
resterà a casa, sto iniziando seriamente a preoccuparmi»
«Posso parlargli? Forse
riuscirò a calmarlo.» ci pensò su e poi mi fece entrare. Andai da
Pet, che era nella stanza della sorella. Disgustoso.
«Ehi» mi disse.
«Ehi» risposi.
«Senti Ambrosia non ho né la
voglia né la forza mentale per seguire qualsiasi discorso da
fanatica del para-romance che hai in mente. Voglio solo stare
tranquillo» non avevo capito niente. Ero concentrata sul pupazzo che
teneva in mano a cui torceva le orecchie. Glielo presi e lo posai sul
letto, poi mi sedetti accanto a lui.
«Oggi ho visto Prasio»
iniziai, e lui subito cacciò un verso disperato e mi disse che non
voleva sentire parlare di lui, che sapeva benissimo che era stato lui
a scrivere sul suo vetro. Che l'aveva visto appollaiato sull'albero come
un “avvoltoio pronto ad aprirmi la cassa toracica”. Che sciocco.
Gli circondai le spalle con un braccio e continuai.
«Non capisce perché scappi
sempre quando lo vedi. Vorrebbe essere tuo amico» gli dissi con il
tono più dolce che potevo avere. Lui girò di scatto la testa verso
di me togliendosi il mio braccio dalle spalle e si alzò furioso.
«Come faccio ad essere amico di
uno che entra in camera mia in piena notte, mi sbatte contro un muro,
ammazza quasi mia sorella e mi butta a terra così forte da farmi
svenire?! Come faccio ad essere amico di uno che mi scrive certa roba
sul vetro?! Che poi come cazzo ci è arrivato alla mia finestra?! Senza
contare che per me resta un mostro rugoso con denti aguzzi e senza
occhi!»
Ero indignata! «E cosa ti
avrebbe “scritto” sul vetro, di grazia?» mi guardò come se
fossi la peggiore persona sulla faccia della terra. «Te lo faccio
vedere, visto che ci tieni tanto!» mi prese il polso e mi tirò in
camera sua, quindi indicò la finestra.
Sul vetro era scritto a
caratteri rossi: Semper
fidelis.
Guardai Pet con aria
interrogativa.
«Non lo so se è sangue, non lo
voglio sapere.»
Sicuramente era vernice,
figuriamoci se era sangue. Notai che era scritto dall'interno con le
dita. Lo feci notare a Pet che annuì come se fossi una scema a non
averlo notato prima.
«Mia madre pensa che l'abbia
fatto io per “ricevere attenzioni”. Come se non avessi niente di
meglio da fare! Ero in bagno un attimo prima e quando sono tornato
'sta roba era già lì. Con la finestra chiusa»
«Chiamiamo la polizia! Figurati
se era Prasio! Se ci sono delle impronte digitali lo sapranno
subito.»
«Ambrosia, svegliati! La
polizia non verrà per una roba del genere. Penseranno che sia stato
io, come lo pensa mia madre. E poi non siamo in America che
praticamente tutto il paese ha le impronte digitali nel database
della polizia!»
«Però è strano. Io ho trovato
un crisantemo con un nastro nero sulla mia finestra» gli feci
notare. Che le due cose fossero collegate? Non era possibile.
«Gesù, Ambrosia ma perché
devi aumentare la mia angoscia? Buttalo! Non si regalano i crisantemi
e non si lasciano su una finestra al primo piano!»
«I crisantemi sono dei bei
fiori» gli feci notare. Certo le rose rosse e vellutate erano più
belle, ma non volevo dargliela vinta.
«Hai ricevuto un crisantemo, il
fiore dei morti, con un nastro nero, colore dei morti, sulla tua
finestra. L'hai trovato fuori dalla finestra?»
«Ora che me lo fai notare no»
Iniziò a piagnucolare e a
ripete “No, non voglio” più e più volte. Quanta scena! Sapeva
essere veramente melodrammatico a volte. Era solo un fiore! E lui
aveva solo una scritta sul vetro! Mica una testa nel letto! Capii
però che era veramente sconvolto e non potevo lasciarlo così. Lo
abbracciai e gli sussurrai che si sarebbe risolto tutto, che non
doveva preoccuparsi e che se aveva bisogno bastava chiamarmi. Mi
rispose che piuttosto avrebbe chiamato Filippo. Sospirai. Cosa potevo
fare? Restavo una femmina e tra maschi forse si capivano meglio. Però
mi dispiaceva per Carlo, questa tresca gli avrebbe spezzato il cuore.
Ma decisi che ora la sanità mentale di Pet aveva la precedenza.
Lo salutai mentre tornava in
camera di sua sorella (orrore!) e tornai a casa mia. Il crisantemo
sulla mia scrivania non sembrava così cattivo come diceva Pet. Presi
un libro e mi misi a leggere.
¹Badòla: Dal dizionario piemontese online
Salem
¹Badòla: Dal dizionario piemontese online
Salem
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