Avrete il punto di vista di uno dei due protagonisti (Ambrosia ed Ezio detto Petronio, nel caso ve li foste dimenticati) ogni volta, perché come ho detto la volta scorsa:
su Word pigliano una pagina e mezza, ma su internet no.
Quella sera ebbi difficoltà a prendere
sonno. Avevo la sensazione di essere osservata, studiata, come se nelle ombre
si nascondesse qualcosa o qualcuno. Così accesi la luce e non notai nulla di
strano: c'erano il mio tavolo, l'armadio, i poster dei miei attori preferiti
che vegliavano su di me e i soliti occhi rossi che ormai mi fissavano da una
settimana dal muro. Mi tranquillizzai, spensi la luce e tornai sotto le
coperte. Una dolce voce che sussurrava il mio nome mi accompagnò tra le braccia
di Morfeo.
Il mattino dopo raccontai tutto a Pet che
non sembrava felice per me.
«Mi stai dicendo che tutte le notti da
una settimana vedi due occhi rossi che ti fissano dal muro, che ieri sera prima
di addormentarti hai sentito qualcuno che sussurrava il tuo nome e non ti sei
messa ad urlare?»
«Sì, perché avrei dovuto urlare? Era così
profonda e misteriosa!»
«L'hai detto ai tuoi?»
«No! Si preoccuperebbero inutilmente.»
«Di sapere che in camera tua ci potrebbe
essere qualcuno che ti fissa e ti chiama tutte le notti? Certo, perché
preoccuparsi? È assolutamente normale!»
Sapevo che mi avrebbe capito! Non a caso
siamo migliori amici per la pelle. La campanella però ci impedì di continuare e
fummo obbligati ad avviarci verso la nostra classe.
La mattina passò tranquilla se non per il
piccolo incidente con il professor Greco che mi disse che la mia ricerca non
andava bene. Non è colpa mia se non apprezza le mie iniziative, in questo caso
si trattava di un confronto fra l'arte etrusca e la latte-art. A certa gene non
dovrebbero permettere di insegnare!
Pranzai assieme ai miei amici storici:
Pet, che come tutti i giorni giocava a nascondino. Che carino, non ha mai
capito che il vassoio non è un ottimo nascondiglio! Anna, la rossa più
richiesta della scuola, sempre con il trucco perfetto e i vestiti giusti. E la
mia coppietta preferita: Carlo e Filippo.
Anna iniziò subito ad aggiornarmi su
tutti i pettegolezzi della scuola ed ignorammo gli sguardi dei tre maschi che
giravano gli occhi, probabilmente consideravano i nostri discorsi troppo da
“femmine”.
«Devi assolutamente sapere cosa è
successo prima in classe! Roba da matti! Hai presente la ragazzina con gli
occhiali? Ecco! Oggi è venuta a scuola con-»
«Ma farvi gli affari vostri ogni tanto,
no?» ci interruppe Carlo.
«Carlo, amico caro. Perché non torni a
parlare con Filippo di cose che sapete voi?» gli suggerii. Non volevo rendere
pubblica la loro relazione, quindi cercai di essere il più discreta possibile
passandomi un dito dietro l'orecchio.
«Non capisco. Ti fa male l'orecchio?» mi
chiese Filippo
«No, è convinta che tu e Carlo stiate
assieme ma che vogliate tenere segreta la vostra relazione.» Petronio sapeva
essere veramente inopportuno a volte! Gli lanciai un'occhiataccia e mi
ripromisi di dirgliene quattro appena ne avessi avuto l'occasione. Mi rispose
con un dito medio. Non feci in tempo ad offendermi che Carlo mi stupì: «Ah bé
certo, è ovvio. In fondo non ci meniamo mica perché a volte non ci sopportiamo.
È una scusa per toccarci in pubblico, certo. E poi Filippo mica c'ha la
ragazza. Nah, è solo una facciata per nascondere il nostro amore, vero Fil?»
E per sottolineare il loro rapporto
Filippo gli prese il pane dal piatto e lo mangiò. Che gesto romantico! Non riuscii
a capire cosa si dicessero e perché Pet cercasse di separarli. Ero così
orgogliosa di loro!
Non potei godermi a lungo questa novità
che subito Anna me ne disse un'altra: «Ignorando questi tre scemi, hai visto
che sono arrivati dei ragazzi nuovi?»
Le feci segno di no con la testa, così me
li indicò. Sul tavolo che stava nell'angolo più buio della mensa c'erano
quattro dei ragazzi più belli che avessi mai visto in vita mia. Potevo sentire
l'energia e il testosterone emanare dai loro corpi e colpirmi come una frusta.
Incatenai lo sguardo con uno di loro, aveva gli occhi azzurri come la lucina al
led del mio computer ed erano così intensi che rischiai di perdermici. I
capelli ricci e ambrati coronavano un visto dalla pelle abbronzata e cosparsa
dalle lentiggini, e anche se era seduto si capiva che era alto e muscoloso come
qualcuno che solleva sacchi di farina tutti i giorni. Sono sicura che con un
po' d'impegno avrebbe potuto tagliare il prosciutto con quegli zigomi!
Anna dovette scuotermi per farmi tornare
con i piedi per terra.
«Tutto ok? Ti sei incantata almeno un
minuto.»
«Sì, scusa. È che sono veramente carini.»
«“Carini”?! Sono dei fighi della
madonna!»
In quel momento Pet si girò per vedere
l'oggetto del nostro discorso e non appena posò gli occhi sul tavolo dei
prediletti di Afrodite cacciò un urlo che sono sicura avrebbe potuto battere un
soprano di lirica. Quindi mollò tutto quello che stava mangiando e corse via
fra gli sguardi confusi e preoccupati dei presenti. Sicuramente la bellezza era
troppa per i suoi occhi e gli stavano facendo male. Non gli andai dietro, ci
pensò Filippo. Io tornai a sbirciare il tavolo dei nuovi arrivati.
Salem
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