Da dove iniziare: Prologo
Lo scorso episodio: L'aula di scienze
Nelle puntate precedenti
L'aula di scienze, si sa non è un luogo sicuro. Ci sono agenti chimici pronti a trasformarti in un mutante, boccette di vetro che possono romperti e odori oscuri e strani. Ed è proprio per questo motivo che la classe di Ambrosia ed Ezio è costretta a tornare in classe: per un odore oscuro (pensate quello che volete, avrete sicuramente ragione). Ma in classe manca un alunno...
Sto
fissando il vetrino con le cellule di cipolla da almeno 5 minuti
buoni. Voglio essere una cellula. Poche preoccupazioni, una vita
breve, ti sdoppi, ti studiano, sei considerato un miracolo, nessuno
cerca di succhiarti gli occhi... come ti invidio, cipolla. Sei pure
buona da mangiare, una delle poche verdure decenti in questo mondo.
Dopo i pomodori. Nessuno batte i pomodori.
Il mio flusso di declamazione dei frutti della terra viene interrotto dal mio vicino che fa notare uno strano odore. E in effetti c'è un odore strano e la prof ci caccia in classe.
Il mio flusso di declamazione dei frutti della terra viene interrotto dal mio vicino che fa notare uno strano odore. E in effetti c'è un odore strano e la prof ci caccia in classe.
Quando
torna siamo tutti tranquilli e io sono felice perché sono da solo.
Solissimo. Mai stato meglio in vita mia. E ovviamente la prof deve
farmi preoccupare, perché a quanto pare qualcuno si crede il piccolo
chimico e vuole farci morire tutti. Aceto e ammoniaca. Ma siamo
scemi?!
Mi
guardo intorno per vedere se trovo una faccia colpevole, ma poi mi
viene il lampo di genio! Senza-occhi non c'è! È colpa sua. Sicuro,
ci metto la mano sul fuoco. Adesso lo prendono e lo rispediscono
all'Inferno. Sta meglio lì che qui: quella è casa sua.
E
mentre penso felice che i miei problemi siano finiti, il mostro apre
la porta.
«Mi
dispiace, professoressa. Ho visto qualcuno che scappava da davanti il
laboratorio. Ho provato a fermarlo ma non ce l'ho fatta.»
«E
chi ci dice che non sei stato tu?» mi giro per vedere chi ha
parlato, ma scopro di essere stato io. Adesso la mia lingua mi
tradisce e mi fa pure parlare! Ma tutte a me devono capitare?!
«Perché
ero con Ambrosia tutto il tempo. E perché il contenitore era di
fronte al mio tavolo, forse? Dovevo avvelenarmi da solo?»
«Non
sarebbe una cattiva idea» borbotto, ma chiedo subito scusa. Non
voglio che sospettino di me. Poi la campanella mi salva e nonostante
le proteste dell'insegnante ci fiondiamo tutti fuori: verso la
libertà del pomeriggio.
«Sei
stato un incosciente! Un ingrato!» Ambrosia mi prende per il
colletto della giacca e mi tira indietro rischiando di buttarmi a
terra sotto il peso dello zaino. Questa “dolce fanciulla”, come
ama spesso definirsi, sa essere un vero e proprio lottatore di sumo
quando vuole stendere la gente.
«E
perché sarei un ingrato?» non discuto sull'“incosciente”,
nessuno sano di mente avrebbe dato apertamente la colpa di un tentato
avvelenamento ad un mostro strisciato fuori dagli inferi. Incosciente
è il mio secondo nome ormai.
«Sei
un ingrato perché Prasio è andato a cercare il malvivente che ha
attentato alla nostra vita-»
«Prasio?!»
la interrompo «Prasio?! Quel coso orribile ciuccia occhi e anime ha
un nome?! Ambrosia non devi dargli un nome, lo sai che poi ti
affezioni ed è finita! Ti porterà all'inferno con sé!»
«Sei
impossibile! Cosa ti costa essere gentile?» ok... forse sto
esagerando. Forse Senza-occhi è un mostro buono. In stile “Sono un
mostro brutto e incompreso ma sono buono come la cioccolata”.
Però
devo togliermi un dubbio: «Ambrosia. Voglio sviare dall'argomento
“Ezio è una merda”.»
«Vuoi
dire Petronio.» devo fare un respiro profondo e contare fino a 10.
«Sì, va bene, come vuoi.» le rispondo.
«Devi
smetterla di giocare a quel gioco... Assassini Crudi»
«Assassin's
Creed. Non è difficile, anche mia nonna ci è arrivata.»
«Il
problema Pet è che ti immedesimi troppo nel personaggio, non va
bene. Devi estraniare, separare, emarginare le due cose. Finirai per
perdere il contatto con la realtà.» non so come ribattere e temo
che la cosa non vada a mio vantaggio, dato che ha appena appoggiato
una mano sulla mia spalla e mi guarda come si guarda un bambino
ciccione a dieta davanti ad una pasticceria.
«Sì,
ok. Cioè no, ma vabbé. Volevo farti una domanda.» annuisce
convinta. Adora le domande.
«Però
devi promettermi che non mi giudicherai e risponderai sinceramente.
Ne va della mia sanità mentale» forse l'ultima parte potevo non
dirla perché adesso è fin troppo interessata. Sembra quasi felice,
è inquietante. Faccio un respiro profondo, mi incoraggio sottovoce e
continuo: «Che aspetto ha Prasio?»
«Eh?»
non mi sembrava una domanda difficile. Devo averla presa di sorpresa,
si guarda attorno un po' spaesata e caccia fuori una risata nervosa.
«Sul serio?» sì, sul serio. Il discorso di prima non era una buona
premessa? Ho parlato a vanvera? La sua faccia si illumina di
comprensione quando finalmente capisce che sì, sono serio. «Ricorda: hai promesso di non giudicarmi.» annuisce di nuovo, ma capisco il pensiero che le gira per la testa: “se, credici”.
La
incoraggio con lo sguardo e mi risponde: «Allora... è
alto... un po' più di te.» me n'ero accorto quando mi si è
fiondato addosso per poi mollarmi in infermeria. «Ha un fisico da
dio, sembra scolpito nel marmo. Un fisico che gli atleti delle
olimpiadi sognano la notte» che tipo? Da atletica? Da piscina? Da
lancio del disco? Sollevamento pesi? Corsa? Scherma? Ci sono troppi
sport! Sei troppo vaga, donna! Mi tengo i miei dubbi e la lascio
continuare.
«Ha
le mani grandi e forti, da lettore.» Fa concorrenza a Gianni
Morandi?
«I
suoi capelli sembrano dipinti dai più grandi maestri del dipinto,
sono riccioli di un biondo che colora il grano, la paglia, il sole.»
Cioè possono diventare farina, fanno venir fame alle mucche e
accecano la gente?
«I
suoi occhi sono più azzurri del cielo, più dell'evidenziatore
azzurro, più della copertina del libro di storia!»
«Scusa
se ti interrompo, ma sono tre blu diversi»
«Lo
so, infatti non sono così. Sono di più! Sono... come se tutte le
luci degli alberi di natale diventassero azzurre. Ecco come sono.»
«Ah,
certo, ovvio, scemo io a non capire»
«Pet,
non è colpa tua. Tu hai gli occhi verdi come un prato d'Irlanda, non
puoi competere.»
«Come
un prato d'Irlanda? L'ultima volta hai detto che erano verdi come il
vomito del cane del vicino. Ma ti prego non fermarti»
«Sì,
scusa. Ha una bocca che sembra essere creata per dare e ricevere
baci. E il suo viso è la tela su cui si posano le costellazioni più
belle»
«Cioè
ha le lentiggini?»
«Sì»
sento che sta per continuare a decantare altre qualità che io, a
quanto pare, non vedo. La fermo e la ringrazio, però devo ricordarmi
che sto parlando con Ambrosia e che a volte tende a rendere la realtà
troppo poco reale. Decido quindi di chiedere ad altra gente (Filippo)
di descrivermi il nuovo arrivato.
«Bho,
è biondo con gli occhi azzurri. Sai come sono le ragazze. Basta che
uno abbia capelli biondi e occhi azzurri e bom, le hai perse.
Perché?»
«Così,
credevo avesse i capelli rossi.» gli rispondo con la prima scusa che
mi viene in mente.
«Madò
Ezio, vai da un oculista!»
No,
andrò da uno psichiatra perché a quanto pare ho le allucinazioni.
Ma prima voglio sapere se c'è qualche esorcista nei paraggi. Così,
per sapere se basta un padre nostro a far sciogliere un mostro.
Salem
Salem
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