sabato 16 febbraio 2019

Il Cavaliere dell'Apocalisse mi ha sedotto - Crisantemi

Dove trovate tutto il Cavaliere: Il Cavaliere dell'Apocalisse mi ha sedotto
Da dove partire: Prologo
Lo scorso episodio: Voglio essere una cipolla

Nelle puntate precedenti

Ezio capisce che c'è qualcosa che non va nei suoi occhi, così decide di chiedere ad Ambrosia di dargli una dettagliata e poetica descrizione di Prasio. Non del tutto convinto chiede una concisa e veritiera descrizione del nuovo arrivato a Filippo. Capisce che forse ha le allucinazioni.


Mi trovavo nella sala da tè che preferivo di più in tutto il paese: “La teiera di Alice”. Un nome che ricordava Alice nel paese delle meraviglie di Carroll, per questo mi piaceva: le ragazze che lo gestivano leggevano e si vedeva. Era una sala invasa di libri, si potevano anche comprare, ma io ogni tanto ne infilavo uno nella borsa e quando lo finivo lo riportavo indietro senza che nessuno se ne sia mai accorto. So che è una cosa che non si potrebbe fare, ma è più forte di me, tanto io i libri li tratto sempre con cura quindi nessuno ha mai notato che erano già stati letti. Ogni tanto lasciavo anche un messaggio all'interno delle pagine, una piccola nota su un personaggio, oppure sottolineavo un passaggio che mi era piaciuto molto. In uno ho pure tirato una riga ad un paragrafo e inserito una pagina in cui lo riscrivevo perché era veramente indecente. Nessuno però l'ha mai apprezzato perché tornavano sempre indietro e il bar era costretto a riprenderli e cambiarli. Da allora controllavano i libri prima di venderli. Mi dispiaceva molto perché non facevo nulla di male e lo facevo comunque a matita, quindi potevano sempre cancellare tutto! Oltre ai libri avevano una vasta scelta di tè, tisane, cioccolate, torte e biscotti. Quel giorno presi un tè nero alle spezie e una fetta di torta al caramello. Tirai fuori il mio quaderno con la copertina che ricordava un vecchio libro e ripresi a scrivere il mio romanzo. Molte persone preferiscono scrivere al computer, ma io adoro il profumo dell'inchiostro sulla carta, il mignolo che a fine giornata si macchia di nero e i crampi alle dita. Mi fa sentire bene.
Ero talmente concentrata da non notare che qualcuno si era seduto al mio tavolo; solo quando mise un dito vicino alla punta della mia penna alzai gli occhi. Persi un battito, Prasio era seduto di fronte a me e mi sorrideva! Sentii il sangue raggiungere le mie gote e miagolai un timido “Ciao”. Lui rispose con un caldo e dolce “Ciao”, poi la cameriera venne a prendere il suo ordine e disse: «Prendo quello che ha preso lei» avrei voluto nascondermi. Perché non avevo preso qualcosa di più sofisticato come un Earl Grey o un té ai frutti di bosco? Perché non avevo preso una fetta di crostata al cioccolato? Che vergogna!
«Vieni spesso qui?» mi chiese mentre la cameriera gli portava tè e torta. Annuii e mi misi a giocare con una ciocca del miei capelli.
«È un bel posto, accogliente» annuii di nuovo. Non potevo continuare ad annuire tutto il pomeriggio, così decisi di fargli io una domanda: «Ti trovi bene qui a Badòla¹
Questa volta fu lui ad annuire. «Non è male, forse un po' fredda, sono abituato ad altre temperature» Forse era del Sud Italia, non potevo dirlo ad Anna, avrebbe iniziato a chiamarlo “il terrone biondo” e non potevo sopportarlo.
«Da dove vieni?» gli chiesi.
«Da un paesino giù, niente di eccezionale, credimi. Cosa stai scrivendo?» Oh no. Mi ero dimenticata di avere il quaderno aperto, che stupida! Lo chiusi subito e arrossii imbarazzata.
«Niente di speciale. Una storia. Una cosa sciocca, davvero.»
«Non penso sia sciocca, eri tutta concentrata a scrivere.» sorrise di nuovo. Sono sicura che farebbe arrossire tutti gli angeli con un sorriso. Sembrava che il sole gli desse la sua benedizione ogni volta che gli angoli della sua bocca si alzavano. Mi morsi il labbro per i miei pensieri, non volevo che trapelassero dal mio sguardo.
«Senti, tu e Petronio siete amici da tanto tempo?» come mai mi chiedeva di Pet?
«Da quando siamo bambini, perché?»
«Mi sa che non gli sono simpatico, ogni volta che mi vede urla e scappa.» Pet sei uno sciagurato schifoso! Come puoi far provare emozioni negative ad una divinità del genere? Come ti permetti?!
«Ma no, stai tranquillo. È solo... un po' stanco ultimamente. Sai ha una sorella più piccola che è una peste e i suoi genitori non la sanno educare come si deve.» tentai di rassicurarlo. Non volevo che si sentisse in colpa per certe cose.
«Ti va di parargli? Mi piacerebbe essere suo amico, mi sembra simpatico» ma certo! Se lui diventava amico di Petronio io avrei potuto passare molto più tempo con Riccioli d'oro splendente! Annuii decisa e lui mi regalò il più bello dei sorrisi. Finimmo di mangiare parlando di compiti, libri e serial killer (scoprii che ne eravamo affascinati tutti e due). Ormai avevo una missione: far diventare Petronio e Prasio migliori amici, anche a costo di obbligare Petronio.
Si fece tardi e io non potevo trattenermi oltre. Prasio insisté per pagarmi la merenda e mi accompagnò fino a casa, stranamente conosceva già la strada, ma non me ne preoccupai. Quando arrivammo alla porta mi porse le chiavi. Strano, ero sicura di averle nella borsa. Dovette capire le mie perplessità dal mio volto e si spiegò subito: «Ti erano cadute in negozio. Ci vediamo» sorrisi ed entrai in casa.
Volai in camera mia e mi misi ad abbracciare il cuscino come una scema. Mi aveva pagato la merenda e riaccompagnato a casa, forse un po' gli interessavo. Andai verso la finestra e guardai fuori, lui era ancora lì, seduto su un ramo dell'albero di fronte a casa mia. Che caro! Sapeva che non c'era nessuno a casa ed era rimasto fuori a controllare che nulla mi succedesse. Non aveva nemmeno chiesto di entrare perché sapeva quanto fosse sconveniente che due ragazzi rimanessero soli a casa. Che gentiluomo! Ad ogni pensiero il mio cuore ballava di gioia e decisi che ero abbastanza ispirata per continuare a scrivere. Così presi il mio quaderno e lo marchiai con parole d'inchiostro a formare frasi lanciate dall'ispirazione. Quando mia madre tornò a casa avevo quasi finito il quaderno.
Mi avvicinai di nuovo alla finestra, Prasio era andato via. Sul mio davanzale c'era un crisantemo con una nastro nero legato al gambo. Non sapevo da dove venisse, ma decisi di metterlo in un vaso. Notai che la finestra di Petronio invece aveva una scritta rossa. Chissà cosa stava combinando quel ragazzo! Decisi di andare a vedere.

Quando bussai alla porta dei miei vicini venne ad aprirmi la madre di Pet.
«Ciao Ambrosia. Se cerchi Ezio ora non è un buon momento: è un po' scosso.»
«Come mai?» le chiesi un po' preoccupata. Forse aveva capito di essere stato un po' freddo con Prasio e si sentiva in colpa. O forse aveva finalmente capito di non poter diventare un Assassino Crudo.
«Ha trovato una scritta sul vetro di camera sua e non vuole più entrarci. Credo che domani resterà a casa, sto iniziando seriamente a preoccuparmi»
«Posso parlargli? Forse riuscirò a calmarlo.» ci pensò su e poi mi fece entrare. Andai da Pet, che era nella stanza della sorella. Disgustoso.
«Ehi» mi disse.
«Ehi» risposi.
«Senti Ambrosia non ho né la voglia né la forza mentale per seguire qualsiasi discorso da fanatica del para-romance che hai in mente. Voglio solo stare tranquillo» non avevo capito niente. Ero concentrata sul pupazzo che teneva in mano a cui torceva le orecchie. Glielo presi e lo posai sul letto, poi mi sedetti accanto a lui.
«Oggi ho visto Prasio» iniziai, e lui subito cacciò un verso disperato e mi disse che non voleva sentire parlare di lui, che sapeva benissimo che era stato lui a scrivere sul suo vetro. Che l'aveva visto appollaiato sull'albero come un “avvoltoio pronto ad aprirmi la cassa toracica”. Che sciocco. Gli circondai le spalle con un braccio e continuai.
«Non capisce perché scappi sempre quando lo vedi. Vorrebbe essere tuo amico» gli dissi con il tono più dolce che potevo avere. Lui girò di scatto la testa verso di me togliendosi il mio braccio dalle spalle e si alzò furioso.
«Come faccio ad essere amico di uno che entra in camera mia in piena notte, mi sbatte contro un muro, ammazza quasi mia sorella e mi butta a terra così forte da farmi svenire?! Come faccio ad essere amico di uno che mi scrive certa roba sul vetro?! Che poi come cazzo ci è arrivato alla mia finestra?! Senza contare che per me resta un mostro rugoso con denti aguzzi e senza occhi!»
Ero indignata! «E cosa ti avrebbe “scritto” sul vetro, di grazia?» mi guardò come se fossi la peggiore persona sulla faccia della terra. «Te lo faccio vedere, visto che ci tieni tanto!» mi prese il polso e mi tirò in camera sua, quindi indicò la finestra.
Sul vetro era scritto a caratteri rossi: Semper fidelis.
Guardai Pet con aria interrogativa.
«Non lo so se è sangue, non lo voglio sapere.»
Sicuramente era vernice, figuriamoci se era sangue. Notai che era scritto dall'interno con le dita. Lo feci notare a Pet che annuì come se fossi una scema a non averlo notato prima.
«Mia madre pensa che l'abbia fatto io per “ricevere attenzioni”. Come se non avessi niente di meglio da fare! Ero in bagno un attimo prima e quando sono tornato 'sta roba era già lì. Con la finestra chiusa»
«Chiamiamo la polizia! Figurati se era Prasio! Se ci sono delle impronte digitali lo sapranno subito.»
«Ambrosia, svegliati! La polizia non verrà per una roba del genere. Penseranno che sia stato io, come lo pensa mia madre. E poi non siamo in America che praticamente tutto il paese ha le impronte digitali nel database della polizia!»
«Però è strano. Io ho trovato un crisantemo con un nastro nero sulla mia finestra» gli feci notare. Che le due cose fossero collegate? Non era possibile.
«Gesù, Ambrosia ma perché devi aumentare la mia angoscia? Buttalo! Non si regalano i crisantemi e non si lasciano su una finestra al primo piano!»
«I crisantemi sono dei bei fiori» gli feci notare. Certo le rose rosse e vellutate erano più belle, ma non volevo dargliela vinta.
«Hai ricevuto un crisantemo, il fiore dei morti, con un nastro nero, colore dei morti, sulla tua finestra. L'hai trovato fuori dalla finestra?»
«Ora che me lo fai notare no»
Iniziò a piagnucolare e a ripete “No, non voglio” più e più volte. Quanta scena! Sapeva essere veramente melodrammatico a volte. Era solo un fiore! E lui aveva solo una scritta sul vetro! Mica una testa nel letto! Capii però che era veramente sconvolto e non potevo lasciarlo così. Lo abbracciai e gli sussurrai che si sarebbe risolto tutto, che non doveva preoccuparsi e che se aveva bisogno bastava chiamarmi. Mi rispose che piuttosto avrebbe chiamato Filippo. Sospirai. Cosa potevo fare? Restavo una femmina e tra maschi forse si capivano meglio. Però mi dispiaceva per Carlo, questa tresca gli avrebbe spezzato il cuore. Ma decisi che ora la sanità mentale di Pet aveva la precedenza.
Lo salutai mentre tornava in camera di sua sorella (orrore!) e tornai a casa mia. Il crisantemo sulla mia scrivania non sembrava così cattivo come diceva Pet. Presi un libro e mi misi a leggere.


¹Badòla: Dal dizionario piemontese online

Salem

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