venerdì 1 febbraio 2019

Superstizioni da esami in Giappone - Curiosità spiccia

Salve a tutti. Quanti studenti universitari ci seguono? Come va la sessione invernale? Quasi finita immagino, quindi con il mio solito tempismo ho deciso di parlarvi di come vengono affrontati gli esami in Giappone.
Vi confesso che sto scrivendo questo post come pausa dalla tesi, quindi è un po' improvvisato e meno documentato degli altri, basato sull'esperienza personale. Anche le foto sono mie. Infatti sono brutte.
Più che un post di antropologia è un post di curiosità, quindi curiosità spiccia?
Spero che sia interessante lo stesso. Love you ♥.



Il sistema scolastico giapponese viene chiamato "l'inferno degli esami" (試験地獄, "Shiken Jigoku"), un nome un programma. Gli esami infernali però, come sono sicura che tutti gli appassionati di anime sapranno, sono all'ingresso, non all'uscita, e siccome l'anno scolastico inizia ad aprile si svolgono a fine gennaio, proprio in questo periodo. Vuoi entrare in una buona università? Ti conviene aver fatto un buon liceo perché c'è un esame di ammissione. Vuoi fare un buon liceo per entrare in una buona università? Fai delle scuole medie che ti preparino bene perché c'è un esame. Vuoi entrare in una scuola media che prepari bene? Vabbè, avete capito. In pratica la tua carriera scolastica, e quindi il tuo futuro lavoro, dipendono quasi completamente dai quei tre-quattro esami di ammissione che farai nel corso della vita. Poca pressione vero?
La mia lettrice di giapponese aveva spiegato che se il sistema scolastico giapponese è così selettivo è perché durante il periodo Meiji, quando il Giappone stava facendo di tutto per rafforzarsi in fretta e non farsi colonizzare dalle potenze occidentali, era necessario sfruttare ogni singola persona di talento, dando a tutte le menti migliori la possibilità di andare avanti nello studio e di elevarsi socialmente. Poi ok, questa è un po' l'utopia, anche il Giappone ha i suoi figli di papà.
Comunque visto quanto sono importanti gli esami e quanto i giapponesi amino queste cose facete, sono nate un sacco di superstizioni - piccoli riti che portano buona fortuna negli esami.



I Kit Kat
Nel 2002 Grignani cantava "Ti raserò l'aiuola", al cinema davano "Harry Potter e la pietra filosofale", i miei compagni smettevano di sfottermi perché parlavo solo di Harry Potter e iniziavano a chiedermi in prestito i libri e degli studenti giapponesi notavano per la prima volta l'assonanza fra "Kit Kat" e "kitto katsu", ovvero "vittoria sicura". Tramite i modem 56k che facevano quel rumore che noi dei primi giorni di internet ricorderemo pure nell'aldilà, la diceria che mangiare Kit Kat ti faceva passare gli esami si diffuse a macchia d'olio. 
La Nestlè notò il picco di vendite a gennaio, fece le sue ricerche e decise saggiamente di saltare a bordo. Se in tutto il mondo lo slogan è "Have a break, have a Kit Kat", in Giappone è diventato "キット願いかなう" (Kitto negai kanau), ovvero "Sicuramente i miei desideri si realizzeranno", con ragazzine sognanti su uno sfondo di petali di ciliegio che esprimono desideri mangiando Kit Kat. Un'immagine più giapponese dell'imperatore in persona. 
E se poi una persona a cui volete bene è in ansia pre-esame e sta passando le notti sui libri, c'è un modo migliore per sostenerla che regalarle dei Kit Kat con messaggi motivazionali? No. E infatti in periodo esami sul cioccolato appaiono scritte come "GOOD LUCK!", "Metticela tutta!" "Credi in te stesso!" "Ottimo lavoro!".

I Kit Kat motivazionali 
Altre marche di snack hanno provato la stessa strategia, ma nessuna con lo stesso successo dei Kit Kat. Anche perché il marketing ha un certo potere, ma non tanto quanto una superstizione nata spontaneamente. Soprattutto fra gli studenti giapponesi.
Nei supermercati, comunque, quando smontano le esposizioni di capodanno, spuntano quelle degli "spuntini notturni" per gli studenti alle prese con la preparazione degli esami. Un'intera corsia, tutta dedicata alle schifezze da mangiare e bere mentre passi la notte sui libri. Sono queste le cose che fanno dei giapponesi il popolo più civile della terra (SCHERZOOOO! OOOOOH non esistono popoli più civili di altri, molliamola sta storia, tutti gli uomini sono stronzi uguali, anche se in campi diversi).

Scatoloni di spuntini porta fortuna al supermercato sotto casa
Le matite e le gomme pentagonali.
"Pentagono" in giapponese si dice "gokaku" (五角). E promozione? "gōkaku" (合格). Coincidenze? Io non credo, e nemmeno i giapponesi. Usa una matita e una gomma pentagonali per rispondere alle domande dei tuoi test e passerai! Li puoi comprare in cartoleria o in un tempio, shintoista o buddista non importa, li trovi dove si vendono gli amuleti. Io li ho comprati. Ho passato l'esame? Nope. Ma a difesa di questo infallibile metodo, non avevo studiato e non meritavo di passarlo. Per cui, sì, ok, prendi la matita a cinque lati, ma assicurati anche di studiare qualcosina o non funzionerà.


Foto di dubbia qualità e quindi palesemente mia
Omamori
Restando nell'ambito religioso, i tempi vendono anche omamori (amuleti) specifici per lo studio o per passare gli esami (sono diversi: su quello per lo studio ci saranno i caratteri "学業" - gakugyō - e su quello per la promozione i caratteri "合格" - gōkaku -). In realtà c'è un omamori per ogni cosa: la salute delle partorienti, la felicità della famiglia, realizzare un sogno, lunga vita per gli anziani, salute delle gambe... Non è così strano che ce ne siano di dedicati alla carriera scolastica. Però sono carini, economici e poco ingombranti, quindi un ottimo souvenir. Poi io ne ho comprati un botto e mi sono laureata contro tutte le aspettative quindi boh, consigliati!

Il primo omamori che ho comprato, è uno di quelli per lo studio. 
In effetti ho studiato un sacco. 
Avessi comprato quello per la promozione magari mi avrebbero pure promosso. 
Consiglio l'acquisto in coppia. 

Hachimaki.
Avete notato che i giapponesi si mettono fasce bianche attorno alla testa quando è ora di fare sul serio? Oppure quelle colorate durante i festival? Quelle strisce di tessuto si chiamano hachimaki. L'immagine dei giapponesi con questa fascia è diventata famosa a causa dei kamikaze, ma in realtà sono una tradizione giapponese più antica e vengono indossate come simbolo di impegno e perseveranza. Non si sa bene quale sia l'origine. Forse lo indossavano alcuni asceti? Forse lo usavano i samurai per tenere fermo l'elmo? In ogni caso è comodo per tenere indietro i capelli e asciugare il sudore (Purin tested and approved).
Lo hachimaki più classico in assoluto è quello con scritto 日本"Giappone" e il cerchio rosso del sol levante, ma ci sono anche altre varianti: "numero 1", "spirito combattivo", "vittoria sicura" e, ovviamente, 合格 "gōkaku", promozione. Quindi nelle notti di studio, quando starete mangiando Kit Kat con messaggi di incoraggiamento, stringendo un omamori che vi ha promesso la promozione e prendendo appunti con la matita pentagonale, non dimenticate di legarvi in fronte il vostro hachimaki.
Due mufloni anonimi indossano lo hachimaki di Slow Food Giappone.

Polipi.
Sì, polipi. Questa è contorta, per cui seguitemi. Polipo in inglese è "octopus". In giapponese lo trascrivono come "オクトパス" (okutopasu), che scritto con altri caratteri diventa "置くとパス" (oku to pasu), che significa "se lo appoggi passi". Lo so, che vi devo dire? Prendetela così. Appoggiate questo polipetto sulla scrivania e gli esami andranno a gonfie vele. Buona fortuna e 頑張って (ganbatte)!

Questa non è una foto mia

Purin

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